Detenuto brucia materasso e arredi della cella, evacuata sezione del carcere di Cuneo

Un agente intossicato, denuncia del sindacato Osapp
Allarme l’altro pomeriggio nel carcere di Cuneo dove un detenuto extracomunitario di 37 anni, che deve scontare una pena per furto, rapina e lesioni personali, ristretto alla 4ª sezione detentiva regime ordinario, ha dato fuoco al materasso e agli arredi della propria cella rendendola completamente inagibile. la notizia è stata data dall’Osapp (Organizzazione Sindacale Autonoma Polizia Penitenziaria). A causa del propagarsi delle fiamme e del fumo l’intera sezione è stata evacuata. Nelle operazioni di soccorso, secondo un comunicato sindacale, un agente di polizia penitenziaria è rimasto intossicato.  

Il segretario generale dell’Osapp Leo Beneduci: «da più di un mese, la situazione del carcere di Cuneo è divenuta esplosiva e non solo per una carenza di organico che rasenta il 25% tale da rendere precario il disimpegno dei normali compiti istituzionali, quanto e soprattutto in ragione del crescente prevaricamento posto in essere dai detenuti colà ristretti nei confronti sia delle regole di convivenza interna all’istituto e sia nei riguardi degli addetti al Corpo, per atteggiamenti che vanno dal rifiuto di rientrare nelle celle dopo le ore trascorse all’esterno ai danneggiamenti di arredi e suppellettili alle aggressioni e alle gravi esternazioni nei confronti del personale». «Purtroppo - conclude Beneduci - quello del carcere di Cuneo costituisce il triste esempio delle condizioni indotte nella maggior parte delle carceri italiane da una politica governativa rivolta all’esclusivo benessere dei detenuti indipendentemente dalla pericolosità e dai comportamenti degli stessi nonché dal permissivismo irresponsabile di una amministrazione penitenziaria che ha abbandonato a se stessi le donne e gli uomini del Corpo di Polizia Penitenziaria. Oltre ai poliziotti penitenziari a fare le spese dello scadimento del sistema penitenziario, in termini di mancata funzionalità e di antigiuridicità delle situazioni saranno in futuro gli inermi cittadini tenuto conto che tranne rare eccezioni tutti i detenuti rientrano nella società per nulla migliorati e meno che mai recuperati alla civile convivenza».


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