Fontana di Trevi, stop del Comune di Roma: "Le monete restano alla Caritas"

Prorogato in extremis l'accordo con l'ente della Cei, stop alla memoria di giunta che prevedeva l'internalizzazione della gestione degli spiccioli dal primo aprile.

Dietrofront. Le monetine della Fontana di Trevi verranno gestite dalla Caritas almeno fino alla fine del 2018. Lo stop, questione più diplomatica che pratica, arriva dalla giunta Raggi e ora va soltanto ufficializzato. Fino al 31 dicembre, dunque, la memoria di giunta firmata lo scorso ottobre dal vicesindaco Luca Bergamo e dall'assessora alle Politiche sociali Laura Baldassarre sarà sospesa: prevedeva di internalizzare la raccolta degli spiccioli lanciati dai turisti - in realtà 1,4 milioni di euro l'anno - nel monumento disegnato da Nicola Salvi per poi reinvestirli in attività solidali a partire dal primo aprile.

Ora la nuova svolta per evitare di arrivare alla rottura con l'ente benefico della Cei. Mettendo in stand by la memoria, la giunta ha di fatto preso tempo: un gruppo di studio si prenderà fino alla fine dell'anno per trovare una nuova soluzione con un gruppo di lavoro già convocato per studiare nuove destinazioni per gli spicci della Fontana di Trevi. A quel punto - e saremo già all'inizio del 2019 - si saprà cosa ne sarà dello storico accordo con la Caritas.


La riforma degli spiccioli firmata dal vicesindaco Luca Bergamo e dall’assessora alle Politiche Sociali Laura Baldassarre lo scorso ottobre stava, infatti, per entrare in vigore. Dal primo aprile le monete che i turisti lanciano nella fontana di Trevi con l’auspicio di tornare, prima o poi, a visitare la Città Eterna, sarebbero dovute essere gestite direttamente dal Campidoglio. Adesso, però, c'è il rinvio sugli 1,4 milioni di euro che ogni anno finiscono nella fontana sotto forma di spiccioli. Tanto vale l’ammontare medio degli euro, degli yen e dei dollari ripescati ogni anno a fondo vasca: ogni giorno gli oltre 8 mila turisti che passano per il centro storico lasciano nello specchio d'acqua tra il Quirinale e via del Corso circa 3.800 euro al giorno. Una cifra che fino a oggi è stata tradotta in posti letto, cibo e vestiti dall’ente diocesano fondato da don Luigi Di Liegro, che nella Capitale tiene in piedi un poderoso network di ostelli, mense e centri di ascolto per senzatetto e famiglie in crisi.



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