Siria, si preparano il conflitto totale e la Terza Guerra Mondiale

In Siria si prepara la guerra totale, che comincerà sul versante aeronavale e che presto potrebbe diventare globale

In Siria si prepara quella che sembra una guerra aeronavale a tutto campo, che in breve potrebbe diventare mondiale. Da una parte c’è Damasco con la Russia e l’Iran. E forse con l’appoggio della Cina in mare. Dall’altra, gli Usa con Francia e Regno Unito. Con il supporto esterno di Israele, che ha schierato i sistemi di difesa anti-missile Iron Dome sulle Alture del Golan e ha messo in stato di massima allerta l’aeronautica e l’esercito. Resta da capire, invece, con chi si schiererà la Turchia. Nemica di Stati Uniti, ma anche di Bashar Assad. In mezzo c’è il presidente americano Donald Trump e la decisione che si appresta ad annunciare, come risposta agli attacchi con il gas a Douma (Ghouta), imputati al regime pro-Assad. Intanto, i mari e i cieli della Siria e delle sue vicinanze sono estremamente trafficati con manovre continue degli assetti dei due blocchi.

Il conflitto tra i due blocchi è già in corso sui social media

In Siria non mancano nemmeno i botta e risposta via social media tra i vertici dei due blocchi. Per quello a guida Usa Trump twitta: “La Russia giura di abbattere tutti i missili lanciati sulla Siria. Preparati Russia, perché arriveranno belli, nuovi e ‘intelligenti!’ Non dovreste essere alleati di un animale che si diverte a uccidere con il gas il suo popolo!”. La risposta arriva da Maria Zakharova, portavoce del ministero degli Esteri russo. “I missili ‘intelligenti’ dovrebbero volare verso i terroristi, non verso il governo legittimo della Siria, che lotta da molti anni contro il terrorismo internazionale sul suo territorio – scrive su Facebook -. L’idea globale è di rimuovere velocemente le tracce della provocazione, così che gli ispettori internazionali dell’Opac non avranno nulla da cercare in quanto a prove?”.

Dagli Usa il generale Mattis è più prudente. Ma sul tavolo ci sono tutte le opzioni. Da quella cyber alle PGM, come annunciato da Trump con un Tweet

Più prudente, invece, il generale James Mattis, segretario alla Difesa Usa. A proposito dell’opzione militare come risposta americana in Siria ha spiegato che il Pentagono è “pronto”. Ma l’FBI deve prima terminare gli accertamenti in corso sull’evento. Peraltro, rimane in piedi anche la possibilità di un’azione di tipo alternativo. Quella cyber. Non si esclude che la Siria possa essere colpita da una serie di attacchi informatici. Questi annullerebbero il rischio di danni collaterali (vittime civili) e garantirebbero ottime possibilità di successo, a seguito del fatto che gli hacker militari americani si sono infiltrati da tempo nei network centrali del paese mediorientale. Altro fattore da tenere in considerazione è quello degli “smart missiles”, annunciati da Trump. Potrebbero essere dei PGM capaci di entrare in profondità nel terreno, e quindi colpire obiettivi siriani segreti e nascosti.

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